08/05/2013
Oggi, mercoled? 8 maggio 2013 al C.p.a. Fi-Sud, c’? la?cena di autofinanziamento degli Ultimi*Rimasti Lebowski a base di pecora cucinata secondo tradizione campigiana dal Master Chef “Oro”. A seguire incontro con Paolo Sollier, calciatore “ribelle” degli anni settanta, autore dei libri “Calci e sputi e colpi di testa” e “Spogliatoio”. Il nostro Bezzi, che far? gli onori di casa, ci ha mandato questa intensa presentazione di Sollier:
“Non si pu? introdurre una discussione con Paolo Sollier come fosse un calciatore qualsiasi. E, da quel che ho capito io, neanche partendo dalla sua militanza politica. Ogni categorizzazione ? limitante, come per ogni persona: perch? di questo parliamo, non di personaggi tanto rassicuranti quanto finti.
Gli atteggiamenti divistici non gli sono mai piaciuti. Un esempio per tutti, il suo odio verso gli autografi: non per altezzosit?, ma proprio per non creare una barriera tra persone, elevandone una allo status di celebrit? (fittizia) e umiliando l?altra come ?non famosa?, costretta a rincorrere feticci di una insensata fama altrui. ?? uno dei primi passaggi per accettare le cose come stanno. Il mondo ? composto da persone importanti e non importanti [?] Sono un esempio di una delle regole di questo sistema: dare valore a cose che non ne hanno alcuno?.
Presentarlo come calciatore ? riduttivo, dicevo. Perch? il calcio ? un mestiere che si ? trovato a fare per un po?, senza che diventasse tanto totalizzante da riempirgli la testa, di belle donne prima e di nostalgia poi. Era semplicemente uno spazio diverso dove provare a diffondere le proprie idee, approfittando della sua enorme cassa di risonanza. Anche leggendo Calci e sputi e colpi di testa lo si capisce subito: il calcio ? lo sfondo, ma il protagonista ? un uomo. Con le sue riflessioni politiche (sull?individualismo rampante, sulla Resistenza, sul PCI), ma anche con le sue paure e le sue scopate, ?le mie fughe e le mie fighe?.
Quella che ? sincera contestazione viene facilmente pacificata dai media,? enfatizzando l?attivit? politica fino a stereotiparla, come se la mosca bianca fosse parte del grande circo del calcio. Se temi un messaggio, puoi sempre renderlo parte del tuo spettacolo: ed ecco che il pugno chiuso di Sollier inizia a fare notizia, proprio per neutralizzarne la carica eversiva.
Resta sempre consapevole della sua condizione di privilegiato, Sollier: sa che ? facile parlare di comunismo e condivisione, in un mondo dove i soldi girano che ? un piacere. Sono state le esperienze e i contesti in cui ? cresciuto ? e che si ? scelto ? a renderlo diverso: l?infanzia a Chiomonte; la sorella impiegata alla Fiat; l?incontro con Potere Operaio prima e con Avanguardia operaia poi; l?esperienza con il volontariato; la vita nelle comuni. Niente a che vedere con ragazzetti che, oggi come allora, crescono nella torre d?avorio di una squadra giovanile: convinti di essere predestinati, decisi a fuggire da quel mondo reale da dove vengono i loro padri e i loro amici, ma anche i loro tifosi. Forse ? per questo che si sentono superiori, quasi a voler ribadire di avercela fatta, rinnegando il passato e temendo che il fischio finale li riporti da dove sono venuti. ? stata questa la grande intuizione di Sollier: aver capito che il calcio ? un mondo bellissimo, che riflette il mondo vero, ma non pu? inglobarne i conflitti e la complessit?.
E se ? il rischio di alienazione ? alto per un giocatore, ? facilissimo che lo spettatore diventi parte passiva anche nella vita politica, catalizzando ansie e conflitti reali in rivalit? sportive (che peraltro si fanno sempre pi? fittizie con il progressivo distacco di identit? tra squadra e citt?). La militanza rischia di diventare una chimera sul campo, ma anche sugli spalti: ?La partita della domenica ? come la ciliegina sulla cattiva torta di ogni giorno, aiuta a mandar gi?, a scaricare la rabbia. Invece questa rabbia non deve passare come un mal di testa, ma deve prendere forma e coscienza?[1].
Trentacinque anni dopo, molte delle contraddizioni del calcio sono esplose, fino ad essere assorbite dalla societ?. Il pubblico ? anestetizzato, e finge di indignarsi per scandali oramai ciclici; tutto ? opinabile, perfino il numero degli scudetti; una stampa sempre pi? incapace crea ed inventa personaggi-giocatori; il calciomercato ? permanente, come le campagne elettorali; il? sensazionalismo e il gossip riempiono sempre pi? pagine, mentre il calcio ? sempre pi? show business e sempre meno sport. Il ?calcio moderno? sembra una bolla destinata a scoppiare, e le flebo di diritti tv e plusvalenze non sembrano poterlo rianimare.
Sollier ne aveva capito le contraddizioni. Aveva capito che ?il mondo del calcio ? in ritardo rispetto al mondo reale?; e che le contraddizioni erano paragonabili, perch? le fratture della societ? si possono guardare anche da dentro il campo, nelle barriere di plexiglass tra una curva e una tribuna coperta”.
Alessandro Bezzi
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Alcuni spunti
?La violenza negli stadi? Certo, finch? il calcio verr? usato come una droga, bisogna aspettarsi che la gente si ribelli quando si accorge che quella somministrata ? di seconda qualit?.?[2]
Sul provincialismo della stampa italiana ?Non siamo forse nella patria della concentrazione delle testate (?) degli indebitamenti folli, tanto paga la Montedison? E inoltre non prospera da noi la stampa del ficcare il naso, del rotocalco che si interessa delle vite private (meglio se famose), dello scandalo ad ogni costo??[3]
?Il pericolo ? l?abitudine all?insabbiamento: la gente s?incazza e poi dimentica, s?incazza e poi dimentica, va a finire che dimentica di incazzarsi; si abitua a questi generali da Sudamerica.?[4]
?Ha un solo grosso difetto: ? un padrone, sfondato di soldi da far paura. ? di sinistra, pi? o meno sul Pci, col vecchio discorso che padrone comunista non fa rima, neppure per amore di partito, con operaio comunista.?[5]
?Ora per fortuna si sono accorti ? ci siamo accorti ? che le vene culturali sono importanti come quelle politiche, sono politiche: e quindi feste, concerti, critica musicale, musica alternativa..? [6]
[1] Epoca, 25 gennaio 1975
[2] Corriere di Informazione, 19 gennaio 1976
[3] Sollier sulla Gazzetta del Popolo, 2 febbraio 1976
[4] Calci e sputi e colpi di testa, pag. 68
[5] Calci e sputi e colpi di testa, pag. 78
[6] Calci e sputi e colpi di testa, pag. 91