IL LEBOWSKI HA TROVATO CASA

La notizia è enorme. Molti di voi l’hanno letta sui giornali: “Il Lebowski ha trovato una casa”. Dopo 19 anni di nomadismo. 

Venerdì 26 maggio c’è stata infatti una conferenza stampa a Palazzo Vecchio dove l’assessore allo Sport del Comune di Firenze, Cosimo Guccione, e il presidente di UISP, Marco Ceccantini, hanno annunciato che da settembre tutte le nostre squadre svolgeranno le proprie attività presso l’impianto sportivo La Trave, ai confini settentrionali del Parco delle Cascine. Li ringraziamo, perché condividono con noi alcune caratteristiche importanti di una visione sul futuro dello sport cittadino e del Parco. 

Il Comune ha anche comunicato che, a partire da questa estate e soprattutto durante la prossima stagione, l’impianto vedrà dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria per renderlo un impianto adeguato al Lebowski. 

Siamo entusiasti di questa situazione e desideriamo contestualizzarla all’interno dei nostri valori e delle nostre scelte. 

C’è una premessa fondamentale. Il Centro Storico Lebowski per tutte e tutti noi è sempre stato un luogo di militanza. Fin dai primi giorni, abbiamo concepito il nostro percorso come un piccolo pezzo di un movimento ben più ampio che si batte per una trasformazione complessiva degli assetti sociali. Fedeli a quel mondo fatto di ideali e di lotte, abbiamo troppo spesso avuto la sensazione che i nostri sforzi si riducessero a testimonianza e pura opposizione. Quello che abbiamo provato a fare è stato quindi mettere in campo dei rapporti di forza, quanto meno negli ambiti che ci competono, quello dello sport e della socialità.

Quando abbiamo iniziato a fare pressione intorno alla necessità che la città di Firenze riconoscesse il potenziale di innovazione sociale e sportiva messo in campo dal Lebowski, sapevamo che per avere qualche speranza era necessario operare un cambiamento di mentalità e cercare di essere protagonisti dentro un tema fondamentale dell’economia politica contemporanea: la rigenerazione urbana.

Sul tema delle politiche urbane, le persone che formano il Lebowski in questi anni hanno partecipato a cortei e picchetti, hanno bloccato gli sfratti, denunciato la speculazione, occupato abitazioni e spazi sociali.

Ma non eravamo finora mai riusciti a prendere parola in modo chiaro e collettivo sul modello di gestione della città e a mettere davvero a tema una chiara alternativa che trovasse un forte sostegno popolare. 

Con la proposta che abbiamo fatto ci stiamo prendendo la responsabilità di indicare un modello alternativo di politica metropolitana, esattamente come lo sta facendo l’esperienza della Fattoria di Mondeggi. 

Abbiamo proposto l’idea di uno stadio “costruito al contrario”. 

Che cosa vuol dire? 

Che deve essere qualcosa di opposto alle speculazioni immobiliari che le grandi opere di solito portano con sé; che deve essere opposto all’idea di stadio come centro commerciale, così come ai progetti di cementificazione e di consumo di suolo; che deve essere opposto alla privatizzazione dello spazio pubblico. 

Vogliamo costruire un stadio verde, aperto, sostenibile, un’agorà a disposizione del territorio.

Ma non si tratta solo di un’operazione architettonica. Le dinamiche che guidano la rigenerazione urbana toccano quasi tutti gli aspetti del vivere in società: welfare, salute, migrazioni, ambiente, sistemi di tassazione, lavoro, formazione, patrimonio culturale.

Noi stiamo provando a intervenire dentro questo nodo, con l’ambizione di fare esattamente il “contrario” di come sono state fatte le cose negli ultimi decenni: vogliamo dimostrare con i fatti che il modello di sviluppo che abbiamo in mente può rendere la città più sostenibile, e i suoi abitanti più felici.

Con il nostro partner UISP, stiamo proponendo per la città idee diverse di valorizzazione dello spazio pubblico: 

1) Un investimento importante fatto come soggetto privato su un luogo che rimane al 100% pubblico.

2) Lo stadio come motore per la riduzione delle diseguaglianze.

3) Lo stadio come strumento di promozione della salute.

4) Lo stadio come strumento di sostenibilità ambientale.

5) Lo stadio come laboratorio di trasformazione dei rapporti di genere.

6) Lo stadio come spazio aperto per la comunità e la sua azione diretta.

7) Lo stadio come centro di servizi messi a disposizione dalla comunità per la comunità stessa.

È una visione che interviene in modo chiaro su un luogo decisivo della rigenerazione urbana in città: il Parco delle Cascine.

Ci sono forti pressioni sopra il Parco, tanti attori che mobilitano le istituzioni per accrescere militarizzazione e libertà speculative nella zona.

Noi proponiamo invece un modello di rigenerazione trainato dal pubblico e non dal privato, con un movimento esplicitamente dal basso verso l’alto, retto dalla frequentazione, dalla partecipazione e dal protagonismo della cittadinanza come garanzia di manutenzione e presa in cura.

Si tratta di pensare il futuro delle Cascine, di cui La Trave dovrà diventare il portone di ingresso dal Quartiere 5, come laboratorio di una città sostenibile, più equa e più fertile culturalmente. 

Stiamo iniziando a scrivere un capitolo straordinario della nostra storia. E allo stesso tempo ci stiamo prendendo una grandissima responsabilità nei confronti della nostra città.

Avremo bisogno di tutte e tutti noi.

AVANTI LEBOWSKI