Mister Serrau, ancora una volta!

Andrea Serrau che torna sulla panchina del Lebowski è una notizia di quelle che scaldano un’estate già rovente. E stavolta, prima di farlo intervistare da mezza Firenze, abbiamo voluto farlo direttamente noi.

Mister, è davvero bello averti di nuovo qui, a parlare di una nuova stagione da costruire, come in tutte le estati passate. L’ottava stagione sulla panchina grigionera, la prima su quella della squadra femminile. Prima di tutto, come ti senti? Come è maturato l’avvio di questo nuovo percorso?

In realtà da circa due anni ero molto incuriosito dalla possibilità di allenare nel calcio femminile, ma non pensavo di poterlo fare al Lebowski, visto che Morrocchi stava facendo molto bene. Quando sono stato chiamato dal responsabile della squadra femminile, circa un mese e mezzo fa, non me lo aspettavo, progettavo un anno di tranquillità lontano dalla panchina, poi però il richiamo del Lebowski, quello della famiglia, è stato troppo forte. A livello di sensazioni, chiaramente c’è tanta adrenalina e voglia di mettersi al lavoro.

La squadra è reduce da una stagione straordinaria, che a livello di risultati meglio non poteva andare, grazie anche all’ottimo lavoro di Mister Morrocchi. Tu arrivi direttamente in una categoria più difficile: l’entusiasmo c’è senz’altro, ma quali evoluzioni pensi saranno necessarie per tenere botta sul campo e magari far vedere anche cose interessanti?

Purtroppo devo dire, in tutta sincerità, che essendo un esordio mi ritrovo abbastanza spaesato: ad esempio le operazioni per portare qualche nuova calciatrice mi trovo a seguirle non per conoscenza diretta ma per sentito dire, fidandomi dello staff e anche delle calciatrici già in rosa, tutte persone che c’erano prima di me e quindi sanno quello che fanno. Per dare una mia impronta mi servirà un po’ di tempo. La volontà è quella di fare un bel campionato, non limitarsi a rimanere aggrappate alla categoria ma proporsi sulla scena in modo forte. Vero è che ci sono almeno un paio squadre molto attrezzate, ma la sfida è stimolante, non spaventa. Per adesso una prima impressione è che servirà senza dubbio una maggiore preparazione atletica.

Ci puoi già anticipare qualche novità, sia a livello di organico che di tue idee di gioco? Hai già avuto modo, nonostante la tregua estiva, di conoscere la squadra?

Stiamo ancora capendo quante ragazze nuove arriveranno, per adesso la rosa è in via di definizione, quello che posso dire è che difficilmente i volti nuovi saranno molti, l’impianto della squadra non sarà sconvolto. Purtroppo smettono di giocare due giocatrici importanti come Corcos e Armaroli, quindi già sostituirle degnamente è una prima missione non facile. A livello di conoscenza del gruppo, ho seguito le ragazze più che potevo già in questi due anni, qualcuna l’ho già avuta a disposizione anche in allenamento, e un mesetto fa c’è stata una sorta di presentazione collettiva che mi ha definitivamente convinto di aver fatto la scelta giusta, ne sono uscito con un’immensa gioia. A livello di idee di gioco, non ho mai creduto molto nei moduli ma più nelle persone, sia in chi gioca che nello staff, e nella loro capacità di sviluppare gioco nel lavoro costante e quotidiano. Sottolineo che lo staff, in parte condiviso con la squadra maschile, è davvero ottimo, e non vedo l’ora di lavorare con il mio nuovo secondo Matteo Marranci. In prospettiva futura, il valore aggiunto spero sarà rappresentato dagli allenamenti congiunti con le Mele Toste, che potranno portare giovamento a entrambe le squadre e cementare il senso di appartenenza.

Il calcio femminile sta vivendo proprio adesso una fase di esplosione, dopo troppo tempo nell’oblio. È arrivata un’improvvisa attenzione mediatica, iniziano ad arrivare i soldi e i grandi club, si parla sempre più di professionismo. Negli anni a venire è facile immaginare che aumenteranno le bambine e le ragazze sui campi. Cosa ne pensi di questo sviluppo così rapido, caotico e pieno di contraddizioni? Una realtà come il Lebowski può avere un ruolo positivo, anche al di là delle vicende di campo, nell’interpretare il calcio anche al femminile?

Come Lebowski abbiamo addirittura anticipato i tempi, visto che prima ancora di questo boom avevamo già aperto una delle primissime scuole calcio anche femminili nel mondo dilettantistico, e quindi ci confermiamo come esempio da seguire. La grande accelerazione dovuta soprattutto ai mondiali, e al fatto che le ragazze italiane si siano qualificate e abbiano ben figurato, ha dato finalmente a queste atlete lo spazio che meritano. Si nota una grandissima voglia di emergere e prendersi quella parità e quella dignità molto spesso negata, non solo nel calcio ma in tutto il mondo del lavoro. Il professionismo è un punto molto importante, perché anche se magari nessuna arriverà mai alle cifre guadagnate dai top player maschi, o ai loro livelli di fama, è fondamentale che ci sia un trattamento di base, a livello di paga e di diritti, che consenta di praticare lo sport con un impegno totale, e non ad esempio andando all’allenamento di corsa dopo una giornata di lavoro come ancora adesso succede anche a livelli alti. Spero si arrivi a questo, nel mio piccolo in questa sfida ci voglio stare, bisogna se ne parli sempre di più. E poi ormai sono coinvolto a tutti i livelli: anche mia figlia dopo i mondiali ha voluto subito andare a provare un allenamento in una squadra vicino casa!

Per finire, torniamo un attimo indietro. Nei primi tempi dopo la partita col Cascina credo che ognuno di noi abbia pensato almeno una volta quanto sarebbe stato strano Serrau che allena un’altra squadra. A te è capitato in quei mesi di pensare a questa possibilità?

No, non l’ho realmente mai pensato, ho sempre detto che dopo essere stato nel Lebowski è impossibile andare altrove anche per un giocatore, anche se poi spesso non è stato così. Per me era del tutto impossibile, almeno in tempi così rapidi. Il Lebowski è casa mia, ho avuto diverse chiamate ma non ce l’ho fatta, l’idea era che sarei rimasto fermo. L’unico progetto che mi ha affascinato, che mi ha strappato un sorriso di approvazione e in altri tempi avrei potuto accettare, era alle Caldine, si trattava di ripartire dalla Terza categoria, per pura passione e con delle idee interessanti. Anche perché sarei stato sicuro che non avrei giocato contro il Lebowski, che rimane una cosa che non riesco nemmeno a immaginare. Ma quando è arrivata la chiamata grigionera non c’è stato più nulla su cui riflettere.

Bene così, comunque. E a proposito, visto che sei sempre stato vicino ai ragazzi e a Roberto Castorina, che impressione hai dell’evoluzione della squadra maschile, anche in vista della prossima stagione?

Anche se non conosco nel dettaglio i movimenti di mercato in corso, so che ci saranno poche partenze e quindi si conferma l’impianto di una squadra che ha già fatto molto bene. Credo che quest’anno si abbiano le carte in regola per dare l’assalto alle primissime posizioni, indipendentemente dal girone in cui si andrà. Roberto ha già dimostrato di essere bravissimo umanamente, una cosa che qui viene prima di molte altre cose. Lui è un bravo tecnico che ha saputo inserirsi nell’ambiente e capirlo velocemente, quindi è un uomo ideale per il progetto. Al Lebowski si deve stare bene. Il resto viene solo se è garantito questo.

Grazie Mister. Buon primo anno. Buon ottavo anno.