Calabroni – Centro Storico Lebowski

La storia dei Calabroni CSL inizia alla fine della seconda stagione sportiva del CSL, in un momento di “rivoluzione” dal punto di vista tecnico e gestionale all’interno della squadra e della società che porterà poi ad i grandi risultati che tutti conosciamo.

Il progetto Calabroni prende vita innanzitutto dall’intento di assorbire l’esubero numerico di giocatori creatosi dopo la decisione della società di prendere nuovi atleti per migliorare la rosa della squadra in vista della sua terza stagione sportiva; in questo modo, i pionieri che fin dal primo allenamento furono protagonisti delle sorti calcistiche del CSL e che non avrebbero trovato spazio nella successiva stagione, sarebbero stati assorbiti dalla squadra “Amatori CSL”.

Una volta che si entra a far parte del CSLebowski, infatti, non si riesce più ad uscirne. C’è chi pensa che sia come una droga, c’è chi pensa che sia come una famiglia, c’è chi pensa che sia come un tunnel, c’è chi pensa che sia come un Tagadà alle giostre, c’è chi pensa che sia come un trenino a Capodanno. Il fattore comune è che, una volta provato, dopo un pò non riesci più a farne a meno.

Si può anche pensare all’ambiente Grigionero come ad un soggetto che esercita su di te un romantico diritto di usucapione: dopo un pò di tempo, tu non sei più proprietario di te stesso, ma dell’ambiente stesso.

In realtà, l’idea di formare un’equipe amatoriale grigionera, basata solo in minoritaria parte su ex-militanti del CSL, ha potuto prendere forma anche e soprattutto grazie alla voglia di alcuni ragazzi della curva di ricominciare (o addirittura di cominciare) a giocare a calcio, dopo anni passati a praticare questo sport solamente improvvisando match sotto l’effetto di alcool nelle piazze o in qualsiasi posto disponibile (abitudine tuttoggi ancora in auge).

Nascono così, il 17 luglio 2012, giorno in cui viene firmato l’atto costitutivo, i Calabroni CSL, team che riunisce ex giocatori, ultras, tifosi, amici ed amici di amici sotto un unico stemma, formato da un calabrone dall’aria ienata che si appoggia sul logo del Centro Storico Lebowski.Calabrone

La squadra non si pone fin da subito obiettivi sportivi ben delineati, ma si basa chiaramente su pochi concetti base: divertirsi, impegnarsi, stare insieme, ienarsi, fischiala su, passa la palla al capitano che te la ripassa e, LAST BUT NOT LEAST, cercare di far giocare un minutaggio che soddisfi il più possibile tutti i componenti della rosa, compito che il Mister riesce a svolgere ben più agevolmente che convincere alcuni giocatori a fare il fartlek o a spiegare come si batte un fallo laterale.

 

In verità, ripensando alla storia di questo anno e mezzo da “Calabrone”, mi accorgo che il termine “progetto” utilizzato in precedenza per definire questa realtà è sostanzialmente sbagliato. Un progetto infatti non prevede che la squadra e i propri sostenitori introducano la discriminazione territoriale prima ancora che i giornalisti ci riempissero le pagine dei quotidiani sportivi, non prevede che la squadra vinca 2 a 0 alla fine del primo tempo e poi perda 7 a 2, non prevede che ci sia il vino al posto dell’acqua nelle borracce l’ultima di campionato, non prevede che un giocatore cascando si rompa tutte le ossa e le articolazioni presenti in un braccio, non prevede che un suo giocatore si metta a dormire davanti alla vetrina di Gucci per essere il primo ad entrare il giorno successivo quando il negozio aprirà per i saldi, non prevede che abbia un giocatore di quarant’anni che da quando ha diciotto anni frequenta solo diciottenni, non prevede di fare più punti in coppa disciplina che in campionato, solo per citare alcuni episodi.

Questo è il Calabrone, una squadra dove persone strane stanno pensando di giocare a calcio ma in realtà stanno facendo cose strane.

Una squadra dove chiunque non sappia di avere le ali troppo piccole rispetto alla propria massa corporea, sbatte le ali più forte e vola.

Il Calabrone non è un progetto, non è equilibri, non èfair play; “il Calabrone quando passa è come una palata di merda su un muro bianco”.

Attenzione, se non ti vuoi sporcare, spostati.

Stiamo arrivando

Il Cap. Lorenzo Turchini

  • Anatoli Todorov 25/01/2014 at 13:47

    “Con le ali cos? piccole e il suo corpo cos? tozzo, il calabrone non potrebbe volare. Per farlo …deve sfidare continuamente le leggi della fisica. Per farlo ? costretto a battere le ali dieci volte pi? velocemente degli altri insetti. Il calabrone non potrebbe volare, ma lui non lo sa, e vola”.

  • Mister T at work 28/01/2014 at 20:33

    Tutto molto bello, ma non capisco cosa c’entri con l’articolo una foto del tesserino AICS di Donato Bilancia

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